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Acufeni


In latino si chiama tinnitus ma ciascuno ha il proprio. Che si tratti di un fischio o di un ronzio, di un fruscio o di un sibilo, che sia inudibile agli altri o, molto più raramente, oggettivo, di grande importanza è la risposta individuale, tanto che si corre tra gli estremi di chi dimentica di averlo a quanti stentano a sopportarlo. La diagnosi, le cause e le possibilità terapeutiche, dai nutraceutici fino alle procedure di mascheramento Intervista a Claudio Vicini • Specialista in Otorinolaringoiatria, in Audiologia e in Neurologia • Direttore dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale • Ospedale G.B. Morgagni, Forlì • Presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale > sioechcf.it > claudioviciniotorino.it di Luisa Castellini C’è chi avverte un fischio incessante: qualcuno, invece, un sibilo, un fruscio o un ronzio. Un suono “fantasma” perché, nella maggior parte dei casi, viene percepito solo dal diretto interessato. Assolutamente soggettiva è anche la reazione agli acufeni: per alcuni la convivenza inizia subito e si trasforma presto in adattamento, per altri è frutto di un grande impegno e motivo di costanti ricerche di nuove terapie. In che modo la soggettività è determinante negli acufeni? È una patologia che ben più di altre vive in un dualismo tra la causa, che è quasi sempre otologica, e la risposta del paziente, che corre tra due estremi. Da chi ci convive anche con una certa disinvoltura ai casi estremi, rarissimi ma da non dimenticare, di suicidio. Nel mezzo, moltissime persone che ne sono molto infastidite ma riescono a conviverci. Cos’è un acufene? È un danno all’apparato uditivo. Pensiamo a due fili elettrici che vanno in corto circuito: lo sfrigolio che si produce è quello del nervo uditivo che transita fino alla corteccia cerebrale. Col tempo la sensazione - avvertita solo dal paziente - si trasferisce dall’orecchio al cervello - si centralizza - indipendentemente dalla causa scatenante. Per comprendere questo meccanismo dobbiamo pensare alla memoria del dolore, che si attiva solo in determinate circostanze. Cosa determina la possibilità, minima, che gli acufeni siano avvertiti anche da altri oltre al paziente? L’acufene non è un’illusione o un’allucinazione uditiva, ovvero un suono che non c’è. È la percezione di un suono che non c’è per gli altri, ma è chiarissimo per il paziente. Solo una piccola parte degli acufeni è oggettiva, il 5% circa. Le cause possono essere diverse. Nell’acufene di tipo vascolare il paziente sente il rumore del sangue che circola vicino all’orecchio: il suono può essere allora l’espressione di una malformazione vascolare. In altri casi si avverte un ticchettio ed è il rumore dei muscoli che si contraggono nella cassa del timpano. Non dimentichiamo infine gli pseudoacufeni, che possono essere presenti in pazienti psichiatrici. Quali sono le cause più comuni? L’acufene può essere causato da un trauma e quindi ad esempio dall’esposizione a un rumore molto forte. A tutti è capitato da ragazzi, dopo un concerto, di sentire fischiare le orecchie. Chi è esposto per lavoro continuamente a rumori forti rischia di sviluppare un acufene. Un’altra causa molto comune è l’età, ovvero il sommarsi dei processi degenerativi. E ancora l’infarto auricolare, la malattia di Mèniére o piccoli tumori del nervo: non c’è alcuna familiarità. Come avviene la diagnosi? Anzi tutto in base al racconto del paziente. Si eseguono poi alcuni esami per avere un quadro audiometrico preciso, dallo studio elettrofisiologico - il paziente indossa le cuffie e viene sottoposto a una stimolazione dell’udito - alle otoemissioni acustiche. Tutti sanno che l’orecchio è l’organo che ci permette di sentire, ma pochi che è anche un piccolo autoparlante. Ci sono dei muscoli che vibrano e producono un rumore che possiamo captare. Lo studio dell’eco della chiocciola aiuta a capire dettagli importanti. Quali sono le terapie possibili? Per gli acufeni è come avere un mazzo di chiavi tutte giuste: si procede per tentativi e spesso il problema è trovare la sequenza corretta. Si va dall’impiego di nutraceutici fino alla prescrizione di farmaci molto impegnativi per l’epilessia che vengono impiegati off label anche per gli acufeni. Un’altra soluzione è la procedura del mascheramento che di solito si mette in campo nel paziente anziano che già non sente bene. Grazie alla protesi il paziente capta i suoni in modo corretto mascherando così l’acufene con beneficio su entrambi i fronti. Esistono poi protesi specifiche per cui tra l’amplificazione dei suoni ambientali e il mascheramento della frequenza dell’acufene con altri canali specifici si ottengono buoni risultati. Infine vi sono altre procedure, che vedono collaborare psicologo e audiologo: si tratta della TRT (Tinnitus Retraining Therapy) e si pone a metà strada tra psicoterapia e terapia del mascheramento. LA DIFFUSIONE Si calcola che il 10-17% della popolazione mondiale soffra di acufeni, in particolare in età medio-avanzata e con una prevalenza negli uomini. Di solito il tinnitus è avvertito in entrambe le orecchie o al centro della testa. Nei bambini è una condizione molto rara: quando si presenta in età adolescenziale o comunque sotto i 30 anni è di grado severo. LA DIFFUSIONE Si calcola che il 10-17% della popolazione mondiale soffra di acufeni, in particolare in età medio-avanzata e con una prevalenza negli uomini. Di solito il tinnitus è avvertito in entrambe le orecchie o al centro della testa. Nei bambini è una condizione molto rara: quando si presenta in età adolescenziale o comunque sotto i 30 anni è di grado severo. E L’UDITO? Un acufene intenso maschera i suoni provenienti dall’esterno per cui possono esserci difficoltà uditive e relazionali. La maggior parte delle volte la perdita dell’udito e l’acufene sono due aspetti della stessa malattia. Fotografia © Depositphotos.com

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