Fin dalla nascita la relazione con gli altri è il teatro della nostra crescita e dello sviluppo cognitivo, emozionale e sociale. Dal bisogno di identificazione e appartenenza al gruppo dell’adolescenza alla ridefinizione dei rapporti in età matura, l’avventura del vivere insieme
Stefania Puglisi
• Psicologo-psicoterapeuta e Mediatore Familiare, Genova
«L’amicizia - come ci suggerisce la lettura che ne offre Umberto Galimberti - è un sentimento che scaturisce dall’incontro tra due o più persone che percepiscono una comunanza di interessi, di valori, di ideali e che per questo stabiliscono delle interazioni intime fondate sulla comprensione e sulla fiducia reciproca». Questo processo porta a condividere parti di sé e a costruire il proprio mondo interiore giorno dopo giorno nell’ambito della relazione. I rapporti con gli altri - all’inizio, nei primi anni di vita, soprattutto i genitori, i fratelli, i nonni o comunque i caregiver - e quindi le interazioni sono la base su cui si costruiscono l’identità, la fiducia in se stessi e nel mondo. Rapportarsi agli altri implica lo sviluppo di diverse capacità. Ascolto, comprensione, empatia, ma anche capacità di negoziare, imitazione, confronto: stare con l’altro insegna a poco a poco a regolare il proprio comportamento e anche gli affetti, per questo si tratta di una delle sfide più difficili per l’uomo.
Il potere del gruppo
Quando si è bambini, osservare e interagire con gli altri, più grandi e più piccoli, aiuta reciprocamente ad acquisire le norme del comportamento sociale. Il confronto, e lo scontro, la condivisione, la comprensione degli stati d’animo e la progressiva capacità di comprenderli si attuano attraverso il gioco in parallelo e poi comune. Fin da piccoli, si sperimenta la pressione a conformarsi alle regole del gruppo, al rifiuto, al conflitto. Tutto questo insegna la gestione dei conflitti, l’importanza delle alleanze, la capacità di adattarsi ma anche di confrontarsi con regole e norme e a volte anche la necessità di rifiutarle, pagando lo scotto dell’esclusione. Nell’adolescenza, l’amicizia fra pari si vive attraverso la progressiva crescita nell’intimità, della confidenza, del confronto: non è raro che i nostri figli si scontrino per problemi di sincerità, lealtà, sostegno e appartenenza o meno al gruppo. Il rapporto con gli altri, soprattutto a questa età, è la chiave per conoscere, approvare e valutare se stessi. Essere popolari e avere molti amici rafforza l’autostima: nei gruppi ciascuno sperimenta un ruolo, volente o nolente, e si trova a condividere o meno determinati valori e attività.
Simili ma unici
Lo sviluppo della personalità avviene attraverso due processi: l’assimilazione e la differenziazione. Con la prima si trasmettono le norme sociali mentre la seconda esalta l’individuo nella sua unicità. L’amicizia matura bilancia entrambe le componenti, crescendo giorno dopo giorno come ogni relazione attraverso la cura. Della sua importanza siamo tutti consapevoli: basti ricordare cosa scrivevano in proposito già gli antichi, da Plauto - “dove sono gli amici, là sono le ricchezze” - alla celebre massima di Cicerone: “tutti sanno che la vita non è vita senza amicizia, se, almeno in parte, si vuole vivere da uomini liberi”.
Cosa significa essere amici?
Ognuno di noi coltiva una propria idea, una percezione e una serie di convinzioni sull’essere amici e l’amicizia in generale. Quello che pensiamo di poter scambiare con l’altro, la possibilità di fare riferimento nei momenti importanti, di gioia o di bisogno di confronto, di condividere emozioni, ricordi e vissuti, dipende dalle nostre esperienze precedenti. Per alcuni l’amicizia è un legame profondo e vitale. Per altri, invece, che non hanno potuto sperimentare pienamente la fiducia e la comunicazione, l’amicizia resta su un piano superficiale, frammentato e situazionale. Nella vita adulta, gli amici si valutano in base ai vissuti e alle esperienze condivise, per i cambiamenti affrontati insieme negli anni, apprezzando o tollerando le differenze. Quando si è adulti, non si cercano più “solo” amici che ci rispecchiano nei modi di vestire, pensare, comportarsi e reagire, e spesso si apprezzano le persone che dischiudono verso nuove esperienze. Non è necessario considerare un unico gruppo omogeneo di amici, ma anzi va considerato che non tutti andranno d’accordo con tutti. Quindi avere gli amici della musica, dello sport, del bridge ecc. diventa un buon modo per stringere legami solidi condividendo passioni comuni senza motivo di conflitto. L’amicizia, contrariamente a quanto accade troppo spesso nel mondo virtuale, non è un like su facebook ma è una relazione vissuta ogni giorno, nel mondo reale, intessuta di scambio e autenticità tra noi e l’altro.
LE PRIME RELAZIONI
Genitori, fratelli, e poi i primi amici e compagni di scuola. Attraverso l’osservazione e l’interazione con gli altri apprendiamo, fin dalla nascita, una serie infinita di capacità cognitive, emotive e sociali. Il confronto, lo scontro, la condivisione, l’empatia, il negoziato si imparano nella relazione e nel gioco.
MENO TEMPO, PIÙ QUALITÀ
Superata la boa dei trent’anni, inseriti nel mondo del lavoro, impegnati a mettere su famiglia, a volte fatichiamo a mantenere le vecchie amicizie e a coltivarne di nuove. Si tratta di una delle tante fasi evolutive della nostra vita. Abbiamo sempre la possibilità di creare nuovi legami e magari più forti, anche nei momenti in cui le difficoltà sembrano impedirlo.
LAVORO O ISPIRAZIONE?
Durante l’adolescenza identificarsi con gli amici è importante. Da adulti spesso i nuovi rapporti hanno come sfondo il lavoro, uno sport o un’attività praticata insieme ma possono anche essere, al contrario, all’insegna della diversità alla ricerca di nuove prospettive.
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