Mangiare meno e meglio. Dire addio all’alcol e alle sigarette. Abbandonare la scrivania almeno un paio di volte la settimana per praticare un’attività sportiva. Partecipare alle campagne di screening per la prevenzione delle malattie più frequenti senza eccedere in diagnosi e terapie. Così si realizza giorno dopo giorno l’obiettivo più importante della stagione: migliorare la qualità di vita Intervista a Walter Marrocco • Responsabile scientifico della FIMMG, Federazione Italiana Medici di Famiglia
di Luisa Castellini
Il rientro dalle ferie è un periodo sempre ricco di idee e progetti. Organizzarli mettendo tra le priorità la qualità di vita è il modo migliore per riuscire a realizzarli e ad assicurarsi una buona prevenzione dalle principali malattie. Ecco i passi principali secondo la Scuola degli Stili di Vita della Fimmg, la federazione che unisce i medici di famiglia italiani.
Perché oggi si parla tanto di stile di vita? L’interesse verso i problemi legati all’alimentazione e all’attività motoria non è mai stato così vivo come oggi nella consapevolezza della correlazione esistente tra nutrizione, attività fisica e qualità di vita. Un tema fondamentale, se si pensa all’aumento dell’età media della popolazione, che richiede l’impegno del singolo ma anche un’azione coordinata di diversi attori sociali e non può essere a carico del solo sistema sanitario.Quali sono gli obiettivi principali?Vivere in salute e realizzare una buona prevenzione delle malattie ad alta prevalenza ed incidenza come le patologie cardio-cerebro-vascolari, osteo-articolari e metaboliche, agendo sugli stili di vita errati per modificarli. I primi obiettivi sono l’alimentazione e l’attività fisica. Un intervento preventivo è utile a qualsiasi età, considerando che la salute dell’anziano dipende dall’impostazione di vita data da giovane.
Perché è importante partecipare alle campagne di screening?
Perché a differenza del check up – una parola e una pratica spesso inflazionata – sono strumenti di prevenzione validati con criteri di qualità e di efficacia, raccomandati dalle linee guida condivise dalla comunità scientifica, che riguardano malattie tumorali di grande rilevanza.
Quali sono quelli gratuiti proposti dal Sistema Sanitario Nazionale?
Le donne sono invitate a eseguire una mammografia ogni 2 anni dai 46 ai 79 anni per la prevenzione del tumore al seno e a sottoporsi a un pap test ogni 3 anni tra i 25-64 anni per il tumore alla cervice uterina. Lo screening del tumore del colon retto, con la ricerca del sangue occulto nelle feci, è invece rivolto a tutti dopo i 50 anni ogni 5 anni: in caso di familiarità ogni 2.
Spesso non si partecipa agli screening ma si eccede con le diagnosi, è vero?
Oggi non è raro che ci sia una tendenza a quelle che oltreoceano sono state chiamate iperprescription e iperdiagnosis. Il medico di famiglia si trova spesso di fronte a diverse terapie prescritte dai colleghi specialisti. La sua visione complessiva dello stato di salute del paziente gli permette di evitare le sovrapposizioni e le interazioni tra le terapie. Questo può voler dire a volte anche de-prescrivere tenendo come timone l’appropriatezza ed evitando qualsiasi forma di medicina difensiva, un tema centrale della cosiddetta prevenzione quaternaria. Gli esami vanno eseguiti quando indicati dal medico, che si basa sulla storia e le caratteristiche del soggetto.
In che posizione si trova il medico di famiglia?
Il medico di medicina generale, a continuo e diretto contatto con il cittadino, è il punto di riferimento privilegiato per una corretta ed efficace comunicazione, dato l’alto livello di stima di cui gode. Si trova in una posizione intermedia tra lo scienziato-specialista e la popolazione, e questo significa dover rispondere a domande del tipo: un cibo, un tipo di piatto, uno stile alimentare fa bene o fa male, è buono o cattivo? E ancora: quale attività motoria è consigliabile in rapporto alle varie età e/o alle varie patologie da cui si è affetti?
Quali sono le buone pratiche che più si stenta a mettere in pratica?
Quelle più semplici. Mantenere una buona alimentazione - che poi significa ispirarsi alla tradizione con il modello Mediterraneo - astenersi totalmente dal fumo e dall’alcol - o comunque consumarlo moderatamente - e praticare una regolare attività fisica adeguata alla propria età e allo stato di salute. Argomenti, tutti, che dovrebbero essere sull’agenda di ognuno ogni giorno.
Negli ultimi anni si è molto discusso sulla relazione tra alcol e salute, con quali conclusioni?
La risposta non è semplice e non dipende solo dalle quantità ma anche dalla modalità di consumo, ad esempio se è assunto solo nel week-end o è distribuito nei pasti settimanali. E il dibattito scientifico è intenso: per l’OMS il consumo di alcool va azzerato per la supposta netta prevalenza degli effetti negativi e per la potenziale induzione di dipendenza rispetto ai possibili effetti favorevoli. Il consumo italiano di alcool anidro (desunto dai dati di scomparsa, ed espresso in litri per persona e anno) è basso rispetto agli altri paesi europei, essendo pari a circa 8,1 litri annui nelle persone oltre i 15 anni, ed è diminuito enormemente dagli anni ’80 a oggi (-50%). Le modalità di assunzione sono più legate alla convivialità che agli eccessi da fine settimana, spesso presenti in altri paesi. HEALTH BEHAVIOR Il comportamento salutare è legato a variabili di natura storica, culturale, sociale, situazionale e psicologica. Per favorire un percorso di cambiamento sono necessarie, oltre la motivazione personale, un’azione educativa attenta alle origini, ai significati e alle sfumature dei comportamenti e una cultura della salute e della qualità di vita.
OCCHIO AL BICCHIERE
In Italia se ne consuma sempre meno, ma secondo l’OMS è comunque troppo: l’obiettivo dovrebbe essere l’astensione totale. Il consumo a basso rischio è di 1 unità alcolica nella donna e nell’anziano, 2 nell’uomo e 0 nei minorenni e nelle gestanti. Un’unità alcolica corrisponde a 12 grammi di alcol pari a 125 ml di vino a 12°, a una lattina di birra a 5°, a 80 ml di aperitivo alcolico a 18° e a 40 ml di superalcolico a 40°. Oltre tale soglia aumenta il rischio di insorgenza di patologie alcol-correlate. Altrettanto dannoso è binge drinking: il consumo di oltre 5 drink fuori pasto nell’arco di un paio d’ore.
IL RAPPORTO MEDICO-PAZIENTE
Negli ultimi anni è molto cambiato: l’acquisizione da parte del medico di un atteggiamento relazionale favorisce l’alleanza terapeutica e la possibilità di pianificare insieme al paziente un percorso di cambiamento dello stile di vita. I medici di famiglia hanno anche lanciato una campagna per ricordare i diritti e i doveri di entrambi.
> curadicoppia.it Foto © Depositphotos.com