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Quando il cibo non fa dormire




Ha la caratteristica di legare tre diverse condizioni di disagio coinvolgendo umore, sonno e nutrizione. È la sindrome da alimentazione notturna, una patologia che spinge il soggetto a consumare numerosi pasti sia dopo cena o nel cuore della notte anche quando non si ha fame.


di Stefania Antonetti


Inutile negarlo: “a tutti è capitato almeno una volta nella vita di alzarsi nel cuore della notte a mangiare patatine o ad affondare il cucchiaio nel vasetto della cioccolata”. Non succede nulla e non occorre certo colpevolizzarsi per una “merendina” notturna. L’allarme scatta invece quando tale comportamento diventa ricorrente generando malessere: in questo caso può essere indice di un disturbo alimentare più complesso.



SPUNTINO O DISTURBO?


A rispondere sono gli esperti: “se la persona manifesta frequenti risvegli o non riesce a prendere sonno perché assalita dalla fame ed avverte l’urgenza di mangiare per riuscire a dormire, per poi lottare con il senso di colpa per avere ceduto al richiamo del cibo, si può parlare della sindrome da alimentazione notturna (Night Eating Syndrome, NES), un disturbo caratterizzato da un’alimentazione sregolata rispetto agli orari consueti. Ciò avviene per la maggior parte durante le ore notturne, rovinando così il sonno, i ritmi e la produttività della persona che ne soffre”. Codificata per la prima volta nel 1955 da Albert Stunkard, uno psichiatra dell’Università di Philadelphia, è forse il meno conosciuto tra i disturbi del comportamento alimentare, ma guai a sottovalutarlo.



UN DISTURBO SOTTO LA LENTE DI OSSERVAZIONE


Una ricerca condotta dallo stesso dottor Stunkard e dall’Università di Philadelphia, in collaborazione con quella norvegese di Tromsø e pubblicata sul Journal of American Medical Association, ha identificato un’alterazione dei meccanismi ormonali come causa della sindrome da alimentazione notturna. La ricerca, condotta tenendo sotto osservazione per 24 ore pazienti ricoverati presso l’ospedale universitario, ha evidenziato che chi era affetto da tale disturbo pativa un’inversione del normale ritmo ormonale circadiano (il cosiddetto orologio biologico) tra la melatonina, che influisce sul sonno e la leptina, che ha invece l’azione di stimolare l’appetito.



PERCHÉ DI NOTTE?


“L’abitudine ad alimentarsi quando ormai è buio, nasconde meccanismi psicologici di cui è bene tenere conto – spiegano gli esperti -. Tendenzialmente si approfitta del calare del buio per non essere visti. La notte rappresenta inoltre un momento in cui chi è solo avverte ancora di più la solitudine e quindi è più stimolato a placare le proprie ansie sfogandole sul cibo”. Una sindrome complessa, dunque, che si intercala fra tre tipi di disturbi: alimentare, del sonno e dell’umore ed anche abbastanza diffusa. Si stima una prevalenza dell’1-1,5% nella popolazione generale che sale a 6-16% nelle persone con obesità; tuttavia, è un disturbo alimentare incluso solo di recente e per la prima volta nella quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5), nella sezione “disturbi della nutrizione o dell’alimentazione con altra specificazione”.



GUARIRE SI PUÒ?


“Certo che sì - chiariscono gli esperti - ma occorre appoggiarsi a degli specialisti e, prima ancora, provare a cambiare stile di vita. Nel caso in cui scatti voraci notturni si ripetono con frequenza, è opportuno consultare un medico specialista che indirizzi verso un percorso di guarigione atto a migliorare le condizioni di salute e la qualità della vita dei pazienti. Occorre precisare che le opzioni di trattamento per la sindrome da alimentazione notturna includono approcci farmacologici, alimentari e psicologici. A volte anche alcuni rimedi naturali o farmacologici possono essere utili e svolgere un ruolo di supporto come gli integratori consigliati spesso per favorire il sonno e un addormentamento sereno”.




IDENTIKIT DI CHI SOFFRE DI FAME NOTTURNA


Lo psichiatra Albert Stunkard ha sottolineato come il NES non sia semplicemente una questione di abitudini alimentari scorrette, ma un disturbo complesso con possibili cause biologiche, psicologiche e sociali. Le osservazioni dello studioso ne hanno evidenziato una serie di aspetti chiave come:

  • Anoressia mattutina: le persone che mangiano di notte spesso non hanno appetito al mattino e tendono a saltare la colazione.

  • Iperfagia serale: durante la sera e la notte, si verifica un forte desiderio di cibo e un consumo eccessivo di calorie.

  • Insonnia: molti pazienti affetti dalla sindrome da alimentazione notturna hanno difficoltà a dormire e spesso si svegliano durante la notte per mangiare.

  • E inoltre: il tono dell’umore basso, depressione, bassa autostima e convinzione del fatto che non si possa dormire senza mangiare ma anche consapevolezza e ricordo di aver mangiato con annesso senso di colpa.



LE COMPLICAZIONI


Le persone con il NES tendono a diventare in sovrappeso a causa dell’aumento dell’apporto calorico in orario serale e/o notturno. Un comportamento alimentare sregolato che può portare a una serie di complicazioni come: obesità, diabete mellito, disturbi metabolici ed endocrini, disturbi gastrointestinali, problemi cardiovascolari e aumento della pressione arteriosa.



QUOTIDIANO: LE STRATEGIE PRATICABILI


I primi passi per stare meglio? Intervenire sullo stile di vita, facendo attenzione ad abitudini scorrette che possono compromettere l’igiene del sonno. Un esempio? Pianificare un’alimentazione che preveda una colazione, un pranzo, una merenda e cene regolari; eliminare il caffè e le bevande contenenti caffeina e non assumere alcolici prima di andare a dormire; ridurre lo stress e adottare uno stile di vita attivo. Fare degli esercizi di rilassamento, stretching o leggere un buon libro prima di mettersi a letto. Non lavorare dopo cena e non usare pc e telefonini a letto e non andare a dormire fino a che non si ha davvero sonno.

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