Dalla Certosa di Calci a Bologna fino alla Sicilia: il calendario 2021
Antonio Corvi
• Officina Farmaceutica Antonio Corvi, Piacenza
Nel XX anno di pubblicazione l’Accademia Italiana di Storia della Farmacia presenta in copertina una delle più prestigiose sedi monastico-conventuali esistenti, ma ancora poco conosciuta: la Certosa di Calci. Decentrata rispetto alle maggiori città, fu costruita dai certosini il cui indirizzo, fondato sulla preghiera e la contemplazione, non li esimeva dal portare aiuto alle popolazioni prive di assistenza medico-farmaceutica. L’Ordine, fondato nell’XI sec. presso Grenoble, nel 1366 si stabiliva a Calci, presso Pisa. Il complesso intorno alla bella chiesa era costituito da due stabilimenti affacciati sul vasto cortile: il primo, la “Casa Alta”, era destinato ai Padri di clausura, mentre il secondo era gestito dei conversi, dediti ai lavori manuali.
La notizia della spezieria risale al 1632: era nella stanza contigua all’ingresso principale per favorire l’accesso al pubblico. Nel XVIII sec. i libri mastri degli acquisti rivelano una fornitura di 200 albarelli più 400 vasi vitrei, ove si conservavano le droghe acquistate a Livorno e le preparazioni dei monaci. Banchi, scaffali e pitture murali risalgono al 1795. Con le leggi di soppressione francesi, la spezieria passava in mani private fino al 1906 con dispersione del materiale ceramico e vetraio. Oggi il complesso è gestito dall’Università di Pisa e l’antica farmacia è stata restaurata dalla Soprintendenza; vaserie, bilance e mortai sono stati riprodotti dalla ditta Pasquinucci.
Alcuni motti latini invitano a sperare nella guarigione per intercessione dei santi Cosma e Damiano, raffigurati in un sovraporta verso i locali della lavorazione. Al centro del soffitto, stucchi e un dipinto con la dea della farmacia Egea che dona un mazzetto di erbe medicinali, avvolto da una piccola serpe, a una giacente malata. Mi sono dilungato nella descrizione di questa farmacia, ma non meno degne di una visita sono le altre presentate nel Calendario, per lo più dell’800 e conservate da veri farmacisti orgogliosi della loro professione e sensibili al valore artistico.
Dalla farmacia del dr. Franco Bourlot, - già apprezzato storico, autore di scritti su Pinerolo - che è stata donata al Comune: restaurata in chiave museale e didattica è un esempio di Art Nouveau, con rara struttura del banco a fagiolo e una raccolta di vasi ovali. Due le farmacie siciliane, a Mistretta (ME). La farmacia Ferraro (1865) con vetrine e bancone in stile eclettico floreale e la farmacia del dr. Alessandro Cannata con le vetrine in noce, arricchite da una cimasa e con medaglioni raffiguranti uomini di scienza, da Lavoisier a Volta. A Palermo la farmacia Teresi in via Maqueda, nata nel 1630 come spezieria conventuale dotata di giardino dei semplici, fu arredata a fine ’700 con 15 vetrine lastronate in palissandro e ancora oggi adorne di vasi in cristallo del primo ‘900.
A Bergamo Alta, ecco la farmacia Guidetti (1834) con una doppia vetrata ad arco e un bancone interrotto a metà da una colonna marmorea destinata a reggere il soffitto. Un centinaio di vasi in vetro scuro, per proteggere le sostanze usate tra ‘800 e ‘900, sono presenti, invece, sulle scansie della farmacia Ariatta di Borgovercelli (1850), caratteristica anche per l’alta cassettiera con le targhette smaltate e il numero corrispondente a erbe, radici e cortecce ivi contenute. Un elegante arredo Liberty, costato nel 1904 ben 2379 L. ha sostituito i vecchi mobili dell’antica spezieria Fantin di Ponte San Martino a Treviso. Da un documento del 1398 rileviamo che era gestita da un certo “Grenolin spetiale della chontrada san Martin”. E poi, la farmacia San Salvatore di Bologna, dove pare che nel 1570 Ulisse Aldrovandi preparasse la famosa teriaca, ricca di vasi ottocenteschi in vetro e ceramica.
A Modena è stato restaurato il grande salone che ospitava la farmacia dell’ospedale di S. Agostino, con decorazioni pittoriche sul soffitto a padiglione, ove tra volute e racemi azzurro e oro spiccano i medaglioni con ritratti dei medici dell’antichità. La farmacia rurale di Fabbrico (RE) è dal 1880 di proprietà della famiglia Davoglio Marani ed è stata restaurata dall’attuale titolare dr. Francesco riportando all’originale color bianco le vetrine in stile neogotico. La nota finale non può che rilevare come la tradizione, il gusto per l’arte e l’amore per una professione umanitaria fanno ancora premio sulla esasperata ricerca del profitto di molti commercianti e supermercati.
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