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Il cuore delle donne


Pensano di essere meno soggette a eventi cardiovascolari rispetto agli uomini, ma sbagliano: anzi, in caso di trombosi, hanno una prognosi più sfavorevole. Da qui la necessità di giocare d’anticipo con una maggiore informazione e il controllo dei fattori di rischio, cambiamenti ormonali compresi.



Intervista a Lidia Rota Vender

• Specialista in Ematologia e Malattie cardiovascolari da Trombosi

• Presidente di ALT Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari - Onlus


di Luisa Castellini



Cuore e donna. In passato si pensava che le donne fossero più protette rispetto agli uomini dalle malattie cardiovascolari. Oggi è ancora così?

In passato si pensava che le donne fossero meno soggette alle malattie vascolari da trombosi grazie alla protezione fornita dagli ormoni femminili. Oggi la ricerca ha dimostrato che con la menopausa la protezione legata all’assetto ormonale viene meno e che quindi anche le donne sono esposte al rischio di incorrere in malattie cardiovascolari esattamente come gli uomini. I dati dimostrano che quando una trombosi colpisce una donna, la prognosi è nettamente più sfavorevole. In Europa 55 donne su 100 muoiono per le malattie cardiovascolari contro i 40 uomini su 100: questo probabilmente dovuto a ritardi nella diagnosi causati proprio all’errata convinzione che queste patologie, nelle donne, sono meno frequenti.


Anche la diversa conformazione del cuore incide?

Uomini e donne hanno un cuore simile ma non identico: quello della donna pesa meno, è più piccolo, ha arterie più sottili e a volte più corte. Oltre a fattori anatomici, abbiamo caratteristiche fisiologiche e fattori di rischio che possono influire nella comparsa di eventi cardiovascolari. Credendo di essere più protette infatti, molte donne non tengono monitorato colesterolo o pressione del sangue, non svolgono attività fisica, fumano o sono in sovrappeso. Anche la gravidanza o la pillola contraccettiva possono causare la formazione di trombi.


Perché pillola o gravidanza possono essere un “pericolo” per il cuore?

Pillola contraccettiva e gravidanza possono scombussolare il sistema della coagulazione del sangue: se i fattori procoagulanti sono imperfetti, o sono troppo abbondanti, o se gli anticoagulanti sono scarsi, o imperfetti, il sistema può sfuggire al controllo e produrre un eccesso di coagulazione, che porta dunque alla formazione di un trombo. In gravidanza ad esempio gli ormoni rendono più morbide le pareti delle vene alterandone l’elasticità e l’equilibrio dei fattori pro e anti-coagulanti. È importante ricordare che in caso di trombosi non è necessario interrompere la gravidanza: grazie alla ricerca scientifica infatti abbiamo a disposizione farmaci che non raggiungono il feto.


La terapia ormonale sostitutiva può aiutare una donna in menopausa ad allontanare il rischio cardiovascolare?

La terapia ormonale sostitutiva (HRT) è nata per aiutare le donne che sono andate incontro ad una menopausa precoce perché sostituisce gli ormoni prodotti naturalmente durante l’età fertile. Questi ormoni “sintetici” non hanno effetti protettivi dalle malattie cardiovascolari ma anzi possono aumentare il rischio di insorgenza in donne con un assetto trombofilico non diagnosticato. La HRT può essere pericolosa in donne a rischio di tumore della mammella, dell’utero o di malattie vascolari. Per questo consigliamo l’uso di questa terapia solo in donne che hanno sintomi di menopausa che interferiscono con la normale qualità della vita e solo per brevi periodi.


Come può una donna prendersi cura del proprio cuore?

Le malattie da trombosi sono più probabili con la menopausa e l’avanzare degli anni, ma possono colpire chiunque anche bambine e adolescenti. Per questo è fondamentale prenderci cura del nostro cuore fin dalla giovane età, eliminando i fattori di rischio legati allo stile di vita. Fumo, colesterolo alto, sovrappeso, sedentarietà e inattività fisica possono essere eliminati adottando uno stile di vita sano, con un’alimentazione equilibrata e attività fisica moderata praticata tutti i giorni. Solo così è possibile ridurre di oltre il 30% il rischio di infarto del miocardio. La parola d’ordine rimane quindi “prevenzione”. Invecchiando, la pressione del sangue può aumentare: 25 donne su 100, tra i 30 e i 45 anni sviluppano l’ipertensione che – se identificata per tempo – può essere corretta senza utilizzare farmaci ma con interventi sullo stile di vita. Ogni donna ha quindi un profilo di rischio peculiare che dipende da tanti fattori di rischio, alcuni non modificabili come l’età, eventi da trombosi arteriosa o venosa personali o familiari, neoplasie o chemioterapia, assetto genetico, stabile positività di anticorpi anti fosfolipidi. L’equilibrio fra fattori pro coagulanti, anticoagulanti e fibrinolisi dipende in parte dall’assetto genetico e in parte da fattori di rischio acquisiti. Lavoriamo su noi stesse per eliminare tutti questi fattori acquisiti e prestiamo attenzione ai segnali del nostro corpo: le malattie cardiovascolari ancora oggi sono la prima causa di morte a livello mondiale quando, in un caso su tre, potrebbero essere evitate.

 

Europa


In questi ultimi mesi, nel corso della pandemia da Covid-19, il numero delle malattie cardiovascolari – specialmente di embolia polmonare – è aumentato in modo considerevole. Il virus scatena, infatti, una risposta infiammatoria che danneggia le pareti delle arterie, di vene e cuore, provocando la formazione di trombi e emboli. Il Covid-19 interferisce quindi con il sistema dell’emostasi, favorendo la comparsa di complicanze di tipo cardiovascolare, soprattutto in pazienti con patologie cardiovascolari preesistenti. Il Covid-19 ha aggravato uno scenario già preoccupante: oltre 60 milioni di cittadini europei convivono con le conseguenze di eventi cardiovascolari, a questi si sono aggiunti 13 milioni di nuovi pazienti. Nel mondo, le malattie cardiovascolari sono la prima causa di morte ed invalidità. ESC - Società Europea di Cardiologia insieme alle istituzioni europee ha quindi lanciato un programma di lotta e prevenzione delle malattie cardiovascolari chiamato “Cardiovascular Disease – a Blueprint for EU action”: azioni concrete, politiche attive specifiche e supporto alla ricerca scientifica.

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