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Glossofobia: quando parlare in pubblico genera terrore


Dalla paura delle ombre a quella dei serpenti, da quella degli aghi a quella delle nuvole. Sono davvero tantissime le fobie di cui si può soffrire e ognuna di esse può essere caratterizzata da infinite sfumature. Tra queste vi è anche la “glossofobia”, ovvero la paura di parlare in pubblico.


di Claudia Amato


Le fobie sono quelle paure irrazionali e incontrollabili che riguardano situazioni, oggetti o animali che - solitamente - non rappresentano un reale pericolo. Eppure l’incidenza di queste paure sulla vita della popolazione mondiale è molto alta (9%), a prescindere dall’età (anche se nella maggior parte dei casi l’età più sensibile sembra essere quella dell’infanzia) e dal proprio livello sociale.

Il pensiero all’origine della paura contempla diverse variabili: previsione del danno (per esempio nella fobia specifica del vuoto il cadere), perdita del controllo, svenimento, vertigini o, addirittura, morte.


I soggetti con una  fobia specifica  non provano ansia solamente quando sono vicini o a contatto con lo  stimolo fobico ma anche quando percepiscono l’impossibilità di allontanarsi da esso. L’ansia può essere quindi anche anticipatoria e provocare dei veri e propri attacchi di panico.

Ma cosa innesca tale paura?  I nostri  organi - vista, udito, olfatto - ricevono  dall’ambiente circostante  informazioni  che  segnalano  la presenza o la possibilità di un  pericolo. Ad esempio, un topo o qualcosa che gli assomiglia. Le informazioni arrivano all’amigdala, la struttura del cervello, sede delle emozioni, che automaticamente  invia l’allarme  all’ippocampo e alla  corteccia pre-frontale. Queste parti regolano le reazioni in base ai bisogni, alla situazione e al contesto e molti studi hanno dimostrato che in chi soffre di fobie qualcosa si  inceppa:  l’amigdala  diventa infatti  iper-reattiva  e innesca  risposte teatrali anche di fronte a  stimoli irrisori.


Tra le fobie più comuni vi è anche la “glossofobia”. Questo termine è composto da due parole greche, glossa (lingua) e phobos (paura), e si usa per indicare la paura di parlare di fronte a persone che non si conoscono. Se non si è abituati, parlare in pubblico può provocare generalmente un po’ di ansia ma in queste persone si può scatenare un incontrollato sentimento di terrore, accompagnato da sudorazione eccessiva, accelerazione del battito cardiaco, nausea e capogiri, secchezza delle fauci e voce tremante. In casi più seri si può arrivare perfino allo svenimento. La glossofobia è una fobia sociale  che fa parte dei  disturbi d’ansia ed è legata alla paura di un’umiliazione pubblica, a giudizi critici, aggressivi o a possibili rifiuti.


Questa paura può rivelarsi un problema serio perché porta chi ne soffre a disertare eventi o appuntamenti importanti precludendosi opportunità e avanzamenti di carriera in ambito sociale e lavorativo. Per farvi fronte si può ricorrere ad alcune strategie, come un’esplorazione del luogo in cui si dovrà parlare in pubblico, un’accurata preparazione sul tema oggetto della conferenza/riunione, un’esposizione misurata (a voce alta e lenta) del discorso e dei concetti e, se tutto questo non funziona, una buona dose di ironia, come immaginare il pubblico vestito con abiti stravaganti!


Se però queste strategie non funzionano il consiglio è quello di rivolgersi a un terapeuta per impedire che tale paura possa ostacolare uno stile di vita equilibrato e interferire pesantemente con le nostre occupazioni.

 

Foto © Depositphotos.com

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