Ansia, depressione, pensieri ossessivi e senso di impotenza. A cui si aggiunge rabbia nei confronti degli adulti e dei governi dei paesi più ricchi del mondo. È l’eco ansia, un disturbo psico-fisico legato al cambiamento climatico molto diffuso tra i giovani under 25.
di Stefania Antonetti
Social, Tv, radio, scienziati, politici, conduttori, giornalisti e influencer, insieme, alla ricerca spasmodica di possibili soluzioni della crisi climatica. E attoniti, sempre più spesso, assimiliamo notizie dell’innalzamento del livello dei mari, dello scioglimento dei ghiacciai, della perdita di biodiversità, di ondate di calore, tempeste violente, uragani, siccità e inondazioni. Eventi gravi e devastanti che affliggono e non risparmiano nessuna parte del mondo. Di fronte a questo scenario, dichiarato oramai irreversibile dall’IPCC (il panel intergovernativo sui cambiamenti climatici), sono emerse forti inquietudini e nuove paure.
NASCE L’ECO ANSIA
C’è una parte di popolazione, sia in Italia che all’estero, alle prese con l’“eco-ansia”, meglio nota come “ansia climatica”. Un fenomeno recente che va di pari passo con l’esplosione della crisi climatica. Argomenti come il cambiamento climatico, la crisi ambientale globale, l’aumento delle temperature, fino a pochi anni fa erano temi destinati a una platea ridotta, composta per lo più da addetti ai lavori, scienziati e ambientalisti. Oggi, invece, queste tematiche, oltre a essere affrontate quotidianamente hanno letteralmente travolto la popolazione mondiale, manifestandosi nella vita di tutti i giorni.
COS’È CAMBIATO?
Parlarne ha prodotto timori, preoccupazioni e agitazione soprattutto in quei soggetti più coinvolti dal fenomeno. Stati d’animo che si traducono specificatamente in eco-ansia, termine coniato di recente dall’American Psychological Association (APA) per indicare la paura cronica di un disastro ambientale. “Un disturbo psico-fisico legato ai cambiamenti climatici che si stanno abbattendo sul mondo – spiegano gli esperti di eco-psicologia -. Riconoscere e curarne gli effetti psicologici diventerà sempre più importante perché le conseguenze, sia dirette che indirette, saranno man mano più gravi”.
CHI COLPISCE?
Nonostante non sia ancora stata riconosciuta come patologia e quindi inserita all’interno del Manuale diagnostico dei disturbi mentali (DSM-5, ossia il testo di riferimento internazionale della psichiatria), l’eco ansia non ha età e può colpire tutti. Le statistiche indicano però i giovani della generazione Z (i nati tra il 1995 e il 2010) come i soggetti maggiormente esposti. Ovvero le prime e le seconde linee della lotta al riscaldamento globale, i ragazzi di Fridays for future. Ciò avviene perché sono i più informati sui cambiamenti climatici e sono coloro che vivranno gli scenari a medio-lungo termine.
COME SI MANIFESTA?
Una ricerca universitaria ha dimostrato che il 45% di chi ha tra i 16 e 25 anni soffre di eco ansia: gli autori dello studio ritengono che questo disturbo sia un fattore di stress che può impattare negativamente sul benessere psicologico. “Tra i disagi a lungo termine più comuni troviamo stati di attivazione continui, accompagnati da un senso di impotenza e catastrofismo – spiegano gli eco-psicologi -. Ricordiamo inoltre stress, impotenza, ansia generalizzata, terrore, cattivo umore, insonnia, rabbia, disturbo post traumatico da stress (PTSD), fatalismo, paura, aumento del rischio di suicidi e del consumo di sostanze, attacchi di panico e depressione. Infine, chi ha un’anamnesi positiva di disturbi psichiatrici può subire un ulteriore deterioramento”.
UN ESEMPIO? LA SOLASTALGIA
Un sintomo che può manifestarsi con sentimenti di perdita, disorientamento, ansia e depressione, nonché un senso di disconnessione dal mondo naturale e una perdita di identità o comunità. Il termine è stato coniato per descrivere la nostalgia che un individuo prova se i dintorni della propria casa vengono danneggiati o distrutti. A idearlo è stato il filosofo ambientale Glenn Albrecht riferendosi agli effetti dannosi che il boom dell’estrazione del carbone ha avuto sugli abitanti di un villaggio.
COSA FARE IN CASO DI ECO ANSIA
Una sana eco-ansia aiuta a non rimanere indifferenti nei confronti delle condizioni del nostro pianeta. Se però i sintomi di ansia associati ai temi ambientali arrivano a paralizzare la vita di una persona o diventare un’ossessione che assorbe totalmente tempo ed energie, è fondamentale parlarne in famiglia o con gli amici, ridurre l’esposizione ai media durante la giornata e rivolgersi a uno psichiatra/psicologo.
“NO WASH”, LA NUOVA MODA PER SALVARE LA TERRA
Cittadini comuni e star hollywoodiane come Charlize Theron, Brad Pitt, Leonardo Di Caprio e la stilista inglese Stella McCartney, insieme nel movimento che propone di cambiare abitudini e sprecare meno, anche usando la vodka come deodorante. Perché: “laviamo troppo i vestiti e anche noi stessi”. È questa la premessa dei “No Wash”, un movimento di cittadini che, allarmati dai problemi del riscaldamento globale, scelgono di lavare e lavarsi pochissimo, trovando pratiche alternative all’uso di acqua e detergenti chimici. Ma i medici avvertono: “idea pessima, virus e batteri si depositano sui vestiti.
CAMBIAMENTO CLIMATICO: AUMENTANO I RISCHI PER LA SALUTE
Il cambiamento climatico costituisce la più grande minaccia per la salute dell’umanità. È quanto denunciato dalle Nazioni Unite. “Gli impatti del clima sono già evidenti: inquinamento dell’aria, malattie, eventi meteorologici estremi, migrazioni forzate e problemi di salute mentale, nonché aumento della fame e della cattiva alimentazione in luoghi dove le persone non possono coltivare o trovare cibo a sufficienza. Ogni anno, i fattori ambientali causano la morte di circa 13 milioni di persone”.
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