Incoraggiare, concedere il tempo necessario per rispondere, non completare le frasi: i consigli per affrontare i problemi di comunicazione più comuni
Up Again After Stroke: una vita dopo l’ictus è possibile. È questo il tema scelto per la Giornata mondiale contro l’ictus cerebrale, che si celebra il 29 ottobre 2019. L’obiettivo è incoraggiare chi è colpito dalla malattia e la sua famiglia a non arrendersi e a ricorrere a tutti i numerosi strumenti oggi a disposizione per affrontare la fase post-ictus. Tra le conseguenze più invalidanti su cui si concentra l’attenzione quest’anno, c’è l’afasia, un disturbo del linguaggio. Da qui la messa a punto di una serie di consigli per sostenere familiari e caregiver nell’affrontare i principali problemi di comunicazione e l’incoraggiamento promosso dai Cori di Afasici nati in questi anni in tante città italiane.
A volte si manifesta con difficoltà nell’espressione verbale ma la capacità di comprensione è intatta. Altre volte, invece, si manifesta con problemi di comprensione. Il tutto con una gravità variabile in base alla sede e alla dimensione del danno cerebrale. Stiamo parlando dell’afasia, un disturbo del linguaggio frequente nelle persone colpite da un ictus cerebrale. Per i caregiver è importante comprendere la natura del disturbo, mettere in conto la possibilità di cambiamenti d’umore ed essere rassicuranti. Per l’afasico può essere difficile seguire discorsi rapidi, trovare le parole o comprendere frasi complesse. Da qui i consigli degli esperti di A.L.I.Ce. (Associazione Italiana per la Lotta all’Ictus Cerebrale). È importante non parlare alla persona con afasia come se si avesse di fronte un bambino o alzare il tono della voce. Meglio, però, evitare di parlare velocemente ma usare frasi brevi e concedere tutto il tempo necessario per rispondere senza cercare di anticipare o indovinare le parole e, soprattutto, pretendere che siano tutte corrette. In generale è essenziale essere attenti, disponibili e incoraggiare la comunicazione e assicurarsi che l’afasico abbia capito il messaggio che gli si vuole trasmettere. Parlare uno alla volta e fare domande dirette sarà altrettanto utile. Non ultima la riabilitazione: il lavoro più intenso è quello del primo anno, e può contemplare logopedia, fisioterapia, terapia occupazionale e anche musicoterapia, che attiva canali diversi da quelli verbali. Le persone afasiche hanno difficoltà a parlare ma riescono quasi tutte a cantare: da qui il successo dei cori di Afasici dal punto di vista terapeutico, emotivo e sociale.
Foto © Depositphotos.com