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Ormoni e coagulazione


Spesso le donne sottovalutano il rischio di incorrere nelle malattie da trombosi, che cambia nelle diverse fasi della vita tra contraccezione, gravidanza e menopausa

Lidia Rota Vender

• Specialista in Ematologia e malattie cardiovascolari da trombosi

• Presidente di ALT, Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari Onlus

Esiste una correlazione tra le terapie ormonali – soprattutto in menopausa – e i problemi legati alla coagulazione? Assolutamente sì. Le malattie da trombosi infatti si verificano con maggiore probabilità quando sono presenti più fattori di rischio contemporaneamente, tra i quali, appunto, gravidanza e parto, terapie ormonali, contraccettive o TOS (terapia ormonale sostitutiva).

L’importanza del ginecologo

Il rischio tromboembolico arterioso e venoso cambia nelle diverse fasi della vita della donna dal primo ciclo mestruale chiamato menarca, alla contraccezione, alla gravidanza, al parto, alla menopausa, con o senza terapia ormonale sostitutiva. Si rivela fondamentale la figura del ginecologo, che prima di prescrivere una terapia ormonale deve prevedere esami strumentali che indaghino il profilo di rischio cardiovascolare globale in ogni singola paziente.

Le malattie da trombosi e le donne

Sono l’evento più probabile nella popolazione dei paesi cosiddetti industrializzati. Le donne credono che la minaccia più grave per la loro salute sia il tumore della mammella, e che le malattie vascolari da trombosi siano un pericolo trascurabile o secondario. Non è così: recenti ricerche hanno dimostrato che è molto più probabile che una donna vada incontro a una trombosi coronarica che non a un tumore della mammella. Questa minaccia può tuttavia essere prevenuta in un caso su tre con l’informazione dedicata ai fattori di rischio e ai sintomi premonitori, e con una costante collaborazione fra medici e pazienti.

La gravidanza

Numerosi fattori legati alla gestazione possono provocare una trombosi, di solito nelle vene delle gambe, a volte in altri organi. È buona regola, prima di iniziare una gravidanza, verificare il proprio stato di salute con il medico curante, al quale spetta suggerire eventuali esami preliminari. Oltre alla familiarità, o ad un sistema della coagulazione già tendente a coagulare troppo, la gravidanza provoca infatti un rallentamento del circolo nelle vene delle gambe e gli ormoni rendono più morbide le pareti delle vene, che perdono elasticità, e alterano l’equilibrio fra fattori pro e anti-coagulanti. In caso di trombosi, a meno che non sia a rischio la vita della paziente o del bambino, non è necessario interrompere la gravidanza. La trombosi può essere infatti curata con farmaci che non raggiungono il feto.

La terapia ormonale sostitutiva

Molte donne poi, per ritardare la menopausa precoce, sono costrette– su consiglio del proprio medico – a ricorrere alla terapia ormonale sostitutiva che prolunga il ciclo mestruale, sostituendosi agli ormoni naturali ormai non più prodotti in quantità sufficiente. Queste terapie, non hanno alcun effetto protettivo nei confronti di ictus cerebrale o infarto, anzi possono aumentare il rischio di malattie vascolari in donne con un assetto trombofilico non diagnosticato. La terapia ormonale sostitutiva dovrebbe essere prescritta – per brevi periodi e in dosi limitate – solo a quelle donne che hanno sintomi da menopausa molto importanti, che interferiscono con la qualità della vita, che non siano a rischio per tumore della mammella o per malattie vascolari da trombosi.

 

Le malattie vascolari sono frequenti in menopausa se sono presenti fattori di rischio come sovrappeso, diabete, ipertensione, fumo, elevati livelli di colesterolo, inattività fisica. Non fumare, adottare un’alimentazione equilibrata, fare attività fisica moderata tutti i giorni, ridurre il sovrappeso: così si diminuisce il rischio di infarto del miocardio del 30%.

Le donne che vanno facilmente in collera hanno un rischio di infarto triplicato: l’adrenalina prodotta in eccesso causa uno spasmo delle arterie, che, se malate di aterosclerosi, possono chiudersi e provocare un’ischemia.

 

Fonte: rivista Pharma Magazine Giugno 2019

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