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Una dieta universale


Più verdura, frutta e legumi per migliorare la salute e salvare il pianeta 2500 chilocalorie al giorno. È questo il primo standard che la nuova dieta universale - elaborata dalla Commissione Eat-Lancet e attesa sulle pagine dell’omonima prestigiosa rivista - sta diffondendo. Queste possono tradursi, in modo abbastanza libero, in circa 230 grammi di cereali integrali, 500 tra frutta e verdura, 250 di latticini, 14 di carni (bovine o suine o ovine), 29 di pollo, 13 di uova, 28 di pesce, 75 di legumi, 50 di noci, 31 di zuccheri tra quelli aggiunti e non. A condire il tutto, l’olio extravergine di oliva o di colza. Sono questi, in sintesi, i lineamenti di quella che si profila come una sfida globale volta a cambiare i consumi per tutelare la salute dell’uomo - le cattive abitudini a tavola provocano rischi più alti di tabacco, sesso non protetto e alcol tutti insieme - pensando anche alla sostenibilità e quindi al pianeta. Adottando questo regime alimentare - ispirato alla dieta Mediterranea nella versione più frugale della Grecia del scorso secolo - si potrebbero ridurre gli sprechi del 50% a patto di riuscire a coinvolgere governi, industrie e società. Il processo non può che essere lungo e passare attraverso campagne di informazione e sensibilizzazione e un cambiamento dell’industria alimentare. Finanziata dalla Fondazione Eat della coppia di miliardari norvegesi Stordalen, la nuova dieta è stata studiata dai massimi esperti di nutrizione e sostenibilità come Walter Willett di Harvard e Tim Lang, inventore del chilometro zero e da membri di Fao e Oms pensando di nutrire 10 miliardi di persone nel 2050 evitando 11,6 milioni di morti l’anno causati da malattie legate ad abitudini alimentari poco sane.

 

Gli obiettivi sono due e importantissimi. Migliorare lo stato di salute di ogni cittadino del mondo e proteggere il pianeta. Nasce da qui la proposta di una dieta universale che possa essere un punto di partenza e di riferimento per tutti. Basata su criteri scientifici per nutrire in modo corretto e sostenibile la popolazione mondiale, la dieta mira a cambiare le abitudini collettive e, al tempo stesso, a ridurre gli sprechi per limitare lo sfruttamento di acqua, terra e nutrienti. Elaborata da un gruppo internazionale di studiosi, la nuova dieta guarda al modello Mediterraneo, ma nella versione più frugale, diffusa in Grecia il secolo scorso.

 

Foto © Depositphotos.com

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