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Bambini e mal di gola


Varcate le soglie della scuola materna, lo Streptococco è responsabile del 20-30% delle faringotonsilliti: la terapia è solo antibiotica e si può contrarre l’infezione anche più volte nella stessa stagione. L’importanza di una diagnosi rapida e la prevenzione, dall’igiene ai batteri “amici” Pinuccia Viganò • Farmacista a Mariano Comense Mamma, mi fa male la gola... Quante volte le mamme sentono ripetere questa frase dai loro piccoli? Il mal di gola è di solito il sintomo di un’infiammazione che può coinvolgere solo la faringe (faringite) o anche le tonsille (faringotonsillite). La causa è quasi sempre un virus e la terapia è sintomatica. Gli antibiotici sono inutili e dannosi per il rischio di sviluppare resistenze ma diventano, invece, indispensabili se a causare il mal di gola è un batterio, lo Streptococcus Pyogenes. Noto anche come Streptococco Beta-emolitico di gruppo A è responsabile del 20-30% delle faringotonsilliti in età pediatrica, con una frequenza più bassa nei primi 3 anni di vita. I timori delle mamme e le possibili complicanze Lo Streptococco è molto temuto perché per essere debellato richiede necessariamente l’antibiotico ma soprattutto perché alcuni bambini vanno incontro a ripetute infezioni e quindi devono sottoporsi a numerosi cicli di antibiotici con tutte le conseguenze che questo comporta: indebolimento delle difese, effetti collaterali e rischio di sviluppare antibiotico-resistenze. Inoltre, se non opportunamente trattato, lo Streptococco può dare complicanze acute come gli ascessi peritonsillari e retrofaringei e, raramente, conseguenze più gravi che si verificano dopo 3-4 settimane dall’infezione. Una di queste è la malattia reumatica, che nel secolo scorso è stata protagonista di tragiche epidemie e si manifesta con febbre, gonfiore e dolore alle articolazioni e, nei casi più gravi, anomalie alle valvole cardiache. Oggi siamo ben lontani da quella situazione ma l’emergere di ceppi di Streptococco resistenti a molti antibiotici ha causato l’aumento delle complicanze da faringite negli ultimi anni. Alla base vi è una predisposizione a un’errata risposta immunitaria nei confronti dello Streptococco: si tratta di un’evenienza rara, tanto che la maggior parte dei piccoli che soffre anche di 5 infezioni in un anno non svilupperà mai la malattia reumatica. La diagnosi e la terapia Per evitare di somministrare inutilmente un antibiotico e scongiurare il rischio di complicanze è indispensabile diagnosticare la presenza del batterio con un tampone faringeo. Sebbene alcuni elementi possano indirizzare la diagnosi, non esiste un sintomo clinico caratteristico che permetta di distinguere con sicurezza le faringotonsilliti batteriche e virali identificando quelle da Streptococco. Oggi esistono dei test rapidi che possono essere eseguiti anche in farmacia: forniscono il risultato in pochi minuti e sono molto affidabili con un alto grado di concordanza con l’esame colturale eseguito in ospedale, il cui esito richiede di norma 48-72 ore. Una volta confermata l’origine batterica del mal di gola, si inizia la terapia antibiotica per debellare lo Streptococco. A stabilire dosi e tempi (di solito 10 giorni) è il pediatra le cui indicazioni vanno seguite con attenzione senza cadere nella tentazione di interrompere o diminuire le cure quando si osservano miglioramenti. Come proteggere i bambini? Poiché non esistono vaccini e l’infezione non protegge da recidive, alcune semplici norme igieniche sono la principale forma di prevenzione: lavarsi spesso le mani, coprirsi la bocca quando si tossisce, pulire bene posate e piatti di chi è ammalato. Un valido aiuto proviene da un altro batterio, scoperto negli anni ’80: lo Streptococcus salivarius K12. Questo batterio “buono” vive solo nel cavo orale ed è in grado di produrre due molecole che distruggono lo Streptococco “cattivo”. È presente sotto forma di capsule e discoidi da sciogliere in bocca da assumere per almeno tre mesi. Dal terzo/quarto giorno di terapia, il salivarius è in grado di “colonizzare” il cavo orale distruggendo lo Streptococco. Gli studi sono in corso ma i risultati sono promettenti: nei soggetti con storia di faringotonsilliti streptococciche ripetute si è osservata una riduzione degli episodi (85-97%) durante la terapia e anche nei successivi sei mesi (60%). La prospettiva è interessante: potrebbe aiutare la riduzione dell’impiego degli antibiotici diminuendo il rischio di sviluppare resistenze verso questi farmaci importantissimi quando realmente necessari. Il portatore sano e quello cronico Lo Streptococco è presente nella gola del 5-20% dei bambini tra i 3-15 anni senza causare una vera infezione e quindi senza trasmetterla ad altri. In questi casi il tampone e l’antibiotico sono inutili. Il sospetto portatore cronico non trae giovamento dall’antibiotico nell’arco delle 24-48 ore dall’inizio della terapia o ha avuto 3 o più faringiti con test positivo in 12 mesi. Se il tampone risulta positivo anche in una fase di benessere, il portatore è cronico e non necessita di alcun trattamento. La faringite virale o batterica? Non è facile distinguerle ma alcuni elementi possono orientare la diagnosi. La faringite virale è spesso accompagnata da congestione nasale, abbassamento della voce, tosse secca o grassa, congiuntivite o diarrea. Si sospetta l’origine batterica con ingrossamento di linfonodi e ghiandole, presenza di essudato tonsillare bianco-giallo (le “placche”) o assenza di tosse. Le infezioni virali non durano più di 7-10 giorni mentre quelle batteriche, se non trattate, possono essere più lunghe. Attenzione alle placche: non sempre sono sintomo di Streptococco! Possono comparire anche in presenza di altre infezioni virali come la mononucleosi.

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