Single di tutto il mondo uniti per celebrare la propria indipendenza da eventuali legami affettivi.
di Stefania Antonetti
È il Single’s Day, nato in Cina nel 1993 da un’idea di due studenti universitari di Nanchino. La scelta dell’11 novembre non fu certo casuale: l’1 è infatti il numero perfetto per quella che venne chiamata anche la “Festa degli 1 solitari”. Una data che cade sempre l’11/11 e che rappresenta quattro volte il numero uno, ovvero quattro single, di fatto la massima espressione della singletudine. Obiettivo: celebrare l’orgoglio delle persone sole che negli anni ha acquistato sempre più popolarità in tutto il mondo, Italia compresa. Una festività che si è trasformata anche in un evento commerciale. Un appuntamento per lo shopping folle e scontatissimo su internet da segnare in calendario.
“E VISSERO SINGLE E FELICI!”
“Il binomio single e felice esiste davvero anche dopo la gioventù. Sconfessiamo la convinzione che alla solitudine non ci si abitui mai. Chi sceglie la singletudine assapora il tempo che ha a disposizione per sé stesso. Queste persone apprezzano molto la vita senza un partner. E possono mettere al centro delle proprie vite altri tipi di persone, non focalizzandosi su una singola persona”. Parola dell’esperta Bella DePaulo che da anni studia la vita dei single da una prospettiva psicologica. Ma non è la sola. Recenti studi hanno dimostrato che i single non sono assolutamente destinati a stare male e a essere infelici. Anzi. La scienza conferma che “soli, non vuol dire solitari” e si può godere di numerosi benefici per la salute mentale e fisica. Gli esperti affermano infatti che i single hanno una forma fisica migliore; una migliore vita sociale; consumano meno alcol; hanno una vita sessuale più attiva; un sonno migliore; una carriera più soddisfacente e non ultimo finanze più abbondanti. Insomma, gli studi parlano chiaro: “i single godono di una salute e di una forma fisica migliore rispetto agli accoppiati”.
ITALIA: ARRIVA L’ESERCITO DEI SINGLE
Addio alle famiglie numerose. Una su tre è formata da un single. Al momento, più di 8 milioni di italiani vive da solo, un dato che è destinato ad aumentare nel tempo e che sta portando alla crescita di famiglie monogenitoriali. Secondo gli ultimi dati Istat stiamo attraversando un progressivo impoverimento numerico della famiglia. Forse per scelta o per necessità, da nucleo formato da due soggetti e più, la famiglia si sta trasformando in una realtà unipersonale. Una situazione che riguarda ogni fascia di età. Anche quella degli over 65. Vuoi per l’età che s’innalza con un maggior numero di vedove e vedovi ma anche per scelta di chi una famiglia anagraficamente potrebbe crearla ma non lo fa, l’esercito dei single cresce ed è sempre più corteggiato dalle aziende commerciali. Secondo l’Istat in Italia le famiglie unipersonali, pari a 9.073.852 nel 2019, sono il 35,1% del totale contro il 12,9% del 1971. In altri termini, vive da solo circa il 15% di noi. Dal punto di vista geografico tra il 2011 e il 2019, l’incremento maggiore si registra nelle regioni del Centro, dove la percentuale è passata dal 10,9% del 1971 al 37,1%, mentre il Nord-ovest conferma il suo primato: le famiglie composte da una sola persona salgono al 37,7% dal 16,0% del 1971. E se crescono i single scendono le famiglie numerose. Nel 1971 quelle formate da cinque componenti o più erano 3.437.440 e rappresentavano il 21,5% del totale delle famiglie residenti. Nel 2019 se ne contano solo 1.318.804 e costituiscono poco più del 5% delle famiglie censite. Scorrendo i numeri Istat si evidenzia che in Italia più di una famiglia su tre (35,1%) è formata da una sola persona, il 27,1% da due componenti, il 18,5% da tre persone, da quattro componenti sono il 14,2%, quelle da cinque sono il 3,7% mentre le famiglie numerose (6 o più componenti) rappresentano l’1,4% del totale. Emerge inoltre che i single vivono prevalentemente in Liguria, Valle D’Aosta e nel Lazio; in Puglia e in Campania, invece, sono meno di tre su 10. Le quote più alte di famiglie con due componenti si registrano nelle regioni del Nord Italia, tra cui spiccano il Piemonte e il Friuli-Venezia Giulia, mentre le regioni del Sud, le due Isole maggiori e il Lazio presentano valori inferiori alla media nazionale. Le famiglie più numerose vivono in Campania (2,63 componenti) e in Puglia (2,47) mentre quelle con il numero medio di componenti più basso in Liguria (1,99).
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