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Granada, la perla dell’Andalusia


Collocata ai piedi delle imponenti montagne della Sierra Nevada, Granada è una città dal cuore rosso.

Secondo alcune versioni il suo nome deriverebbe infatti dal colore rosato delle mura che circondano l’Alhambra (“La Rossa”), un palazzo-fortezza arroccato sulla cima di un’altura chiamata La Sabika. Simbolo della città e Patrimonio dell’Umanità, richiede una passeggiata di circa quattro ore per scoprire tutte le stanze finemente decorate dei Palacios Nazaríes (le residenze regali dei Nasridi), i viottoli fioriti dei giardini e gli orti rigogliosi del Generalife. Ma Granada non è solo l’Alhambra, è anche un insieme multietnico di quartieri: il quartiere arabo dell’Albayzin, il quartiere ebraico del Realejo e il suggestivo quartiere gitano del Sacromonte, famoso per le sue grotte scavate nella roccia. Oltre alle splendide architetture moresche, meritano una visita il mercato dell’Alcaicería - l’originale bazar della seta, costituito da una serie di stradine brulicanti di bancarelle di seta araba, spezie e altri oggetti esotici (ceramiche dipinte, legni intarsiati e lampade colorate) - e la Cattedrale di Santa Maria dell’Incarnazione, segno tangibile della vittoria dei cristiani sugli arabi. La presenza di numerosi edifici attorno impediscono di apprezzarne a pieno la monumentalità ma a stupire è la Capilla Mayor (Cappella Maggiore), le cui vetrate raccontano la parabola religiosa di Gesù Cristo. A pochi passi si trova anche la Cappella Reale, mausoleo che i Re Cattolici vollero erigere in seguito alla grande Riconquista a imitazione del modello gotico della Cattedrale di Toledo. Al suo interno - oltre alle tombe di Ferdinando II di Aragona, Isabella di Castiglia, Giovanna la Pazza, Filippo il Bello e dell’infante Miguel - vi si trovano anche opere d’arte di grande pregio, tra cui un Cristo del Perugino e l’Orazione nell’orto del Botticelli. Chiude il tour, la Madraza, un meraviglioso edificio che un tempo era l’università di Granada, fondata nel XIV secolo da Yusuf I. Il suo mihrāb, perfettamente conservato e dai colori sgargianti, e i suoi soffitti in stile mudéjar permettono di inserirla a pieno titolo tra le architetture più belle della città.

La cucina

È variegata e ricca di spezie a causa dell’influenza della tradizione araba. Dalla gustosa Tortilla del Sacromonte, composta da cervello e interiora di maiale e vitello mescolati con uova sbattute e patate, alla fresca Pipirrana, un’insalata a base di pomodoro, cipolla, peperoni e cetriolo. Dalla fragrante Saladilla, un pane locale caratterizzato dalla presenza dell’olio e del sale grosso in superficie - spesso usato per accompagnare il baccalà - alla rigenerante Olla di San Antòn, una zuppa fatta con fave, riso, patate, fagioli e pezzi di maiale. Immancabili, come in ogni città della Spagna, le Tapas, i celebri stuzzichini che vengono offerti dai ristoratori locali con un buon bicchiere di vino o di birra. E per finire in dolcezza, i Churros, una fragrante pastella fritta spolverata di zucchero, e il Piononos, un delizioso pan di spagna imbevuto nel latte - aromatizzato con cannella, rum, limone e zucchero - ricoperto da una morbida crema pasticciera tostata.

 

l’Alhambra - Fotografia © Depositphotos.com

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