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In giro per il mondo: Matera 2019


A passeggio tra i Sassi

Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza». Così scriveva lo scrittore romano Carlo Levi negli stessi anni del suo romanzo autobiografico Cristo si è fermato a Eboli. Eletta Capitale della Cultura 2019, ma un tempo “vergogna d’Italia”, per via delle pessime condizioni di vita, Matera custodisce nei suoi celebri Sassi (dichiarati nel 1993 Patrimonio Mondiale dell’Umanità) oltre 8 mila anni di storia. Abitata fin dall’età paleolitica, dominata dai romani, dai saraceni, dai normanni e dagli spagnoli, fu solo con l’avvento dei monaci benedettini e bizantini a rivelare agli occhi degli abitanti la sua intrinseca magnificenza, a far germogliare, a poco a poco, un agglomerato urbano particolarmente originale. Un paesaggio rupestre che, con le sue radici scavate nella roccia, racconta oggi la capacità dell’uomo di adattarsi perfettamente all’ambiente naturale sfruttando con astuzia i pendii irregolari e la morbida pietra tufacea del territorio.

Il cuore di questa città è il quartiere dei Sassi – Barisano, ricco di portali scolpiti e fregi che ne nascondono il nucleo sotterraneo e Caveoso, disposto ad anfiteatro romano con case-grotte che scendono a gradoni –, da cui si può ammirare il verde scenario del parco della Murgia, una sorta di canyon da cartolina con 150 chiese rupestri e innumerevoli siti preistorici. Da qui la prima tappa d’obbligo è quella della splendida Chiesa della Madonna dell’Idris, incastonata come una gemma sulla parte alta del Monterrone. Da qui ci s’incammina verso il Musma, il Museo della scultura contemporanea ricavato nelle grotte. Punto di collegamento tra i due Sassi è la Civita, antico cuore cittadino dove svetta il campanile del Duomo e da dove è possibile partire per visitare l’impressionante cisterna del Palombaro Lungo, la Chiesa di Santo Spirito e le belle sale di Palazzo Lanfranchi. Da qui ci si può dirigere poi verso il Castello Tramontano, oppure visitare il Museo Archeologico Domenico Ridola, che racconta, attraverso le sue importanti testimonianze archeologiche (statuette votive, utensili, vasi, armature, corredi funerari, ecc.), una delle più antiche città del mondo. Quando il sole tramonta, colorando di luce i muri della città, ci si può perdere tra i caratteristici vicoletti alla ricerca di qualche romantico localino dove gustare i piatti tipici della tradizione, come la Ciallèd, la Capriata, la Pignata, lo Sporcamuso o le Strazzate, pietanze di una cultura povera che racchiude nei suoi sapori decisi tutta la storia di un passato rupestre.

Foto © Depositphotos.com

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