Bocca, lingua, faringe, laringe, esofago: il percorso del cibo e dei liquidi dalla bocca allo stomaco è sostenuto da un processo fisiologico complesso che può alterarsi con serie conseguenze sulla salute. I segnali ai quali prestare attenzione, l’importanza di una corretta valutazione, le raccomandazioni per i pasti e l’assunzione dei farmaci. Beatrice Travalca Cupillo • Specialista in Audiologia e Foniatria • Responsabile S.S.D. Foniatria Ospedale Policlinico San Martino, Genova Paola Castellini • Specialista in Audiologia e Foniatria • Dirigente Medico, S.S.D. Foniatria, Ospedale Policlinico San Martino, Genova L’aumento dei casi di problemi di deglutizione e della mortalità ha determinato negli ultimi anni un crescente interesse per la disfagia e quindi per le interferenze patologiche al transito del cibo dalla bocca allo stomaco causate dall’alterazione di una delle strutture coinvolte: bocca, lingua, faringe, laringe o esofago. Le cause Tra le cause più frequenti ricordiamo le vasculopatie cerebrali - la disfagia si osserva nel 15-30% dei sopravvissuti a ictus - i traumi cranici (30%), la sclerosi multipla (55%) , il Parkinson (40%) e l’Alzheimer, in tutti i pazienti con sclerosi laterale amiotrofica, in numerose neuropatie e ancora nella miastenia gravis e nelle miopatie. La disfagia è presente anche nelle neoplasie del distretto testa-collo, dell’esofago, nei postumi di interventi di chirurgia oncologica cervico-facciale funzionale. Le complicanze Se la disfagia non viene individuata, valutata e inserita in un corretto percorso rimediativo, può portare a gravi complicanze: insufficienza respiratoria acuta da ostruzione, polmonite ab ingestis (dovuta al passaggio di ingesti nell’albero tracheo-bronchiale) malnutrizione, disidratazione. A seguito di diminuita o assente sensibilità laringea, il passaggio di cibo nelle vie respiratorie può avvenire in assenza di tosse (aspirazione silente). Tale fenomeno, molto subdolo, si presenta con una certa frequenza in varie patologie come ad esempio nel Parkinson (33%) in associazione alla riduzione del riflesso della tosse: ciò spiega l’importanza della polmonite come principale causa di morte in questo tipo di pazienti. La visita foniatrica Lo specialista valuta con un esame dettagliato gli aspetti organici e funzionali delle strutture deputate alla funzione deglutitoria. L’esame clinico può essere integrato dalla videoendoscopia e se necessario dalla videofluoroscopia. In base alla valutazione sono poi fornite indicazioni su come alimentare il paziente, sul tipo di trattamento logopedico, su come effettuare la somministrazione di eventuali farmaci, sull’igiene della bocca e l’adozione di eventuali ausili. La gestione del paziente disfagico necessita di un approccio multidisciplinare: a seguire il monitoraggio dello stato nutrizionale e del piano dietetico saranno il nutrizionista e il dietista. Le precauzioni comportamentali Sono fondamentali per rendere più sicura e gradevole l’assunzione del cibo. Un ambiente tranquillo, ben illuminato e privo di stimoli favorisce la concentrazione. Sì a uno stato di vigilanza adeguato, a mangiare lentamente, limitare la grandezza del boccone e a dare tutto il tempo necessario per riposare. Non bisogna introdurre liquidi se vi sono a livello orale residui di cibo. L’assunzione dei farmaci Potrebbe essere problematica perché vi è il rischio di un non corretto dosaggio del medicinale (per lo più sotto-dosaggio), inattivazione del medicinale, formazione di composti dannosi, creazione di un “boccone” misto acqua/polvere che, a sua volta, mette in difficoltà il paziente con possibile inalazione. È importante ricordare ai medici che prescrivono i farmaci il disturbo e trovare vie alternative alla somministrazione per os o formati più idonei (gocce, sciroppi, cerotti transdermici, compresse polverizzabili). Assumere un farmaco nel giusto dosaggio spesso cambia la qualità di vita: basti pensare ai pazienti con Parkinson che in caso di mancata o scorretta assunzione dei farmaci presentano rigidità alla quale possono seguire una disfagia grave, malnutrizione e disidratazione. NON SOLO ANZIANI Problemi di alimentazione e deglutizione possono essere presenti in alcune fasi della vita nei bambini con sviluppo tipico (25-45%) e soprattutto atipico (30-80%). A causare la disfagia possono essere un’alterata maturità, malattie neurologiche, cardiache o gastrointestinali o malformazioni cranio-facciali. Da non dimenticare i prematuri e i piccoli che affrontano interventi chirurgici. I NUMERI DI OGGI E DI DOMANI Il 45% degli over 75 presenta sintomi legati alla disfagia. Chi è ospedalizzato ne soffre nel 12% dei casi: se il ricovero si protrae a lungo termine la percentuale sale al 66%. Con l’aumento dell’aspettativa di vita e l’evoluzione delle tecniche rianimatorie i disturbi della deglutizione sono un problema di primario interesse per le strutture per acuti, i centri di riabilitazione, le residenze per anziani e l’assistenza a domicilio. #DISFAGIA Se ne parla a Genova dal 18 al 20 ottobre nel congresso organizzato dal Gruppo Italiano di Studio sulla Disfagia con un focus sull’assistenza dedicato agli infermieri e agli operatori sanitari. > gisd.it I CAMPANELLI D’ALLARME > comparsa di tosse involontaria durante e subito dopo l’assunzione di cibo o bevande > voce velata o raucedine dopo l’assunzione di un boccone > fuoriuscita di liquido o cibo dal naso > febbricola, febbre, aumento della salivazione, presenza di catarro > tempi più lunghi per consumare un pasto dovuti ad esempio a una maggiore difficoltà di masticazione Photo© Depositphotos.com
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